La valle del Kiso in Giappone

magome waki-honjin

La valle del fiume Kiso (Kiso-ji in giapponese) attraversa la prefettura di Nagano da nord a sud. Il paesaggio circostante è costituito da campi di riso, boschi e soprattutto montagne, le Alpi Giapponesi, che in questa parte del Giappone centrale raggiungono la loro massima altezza.

Chi è alla ricerca di un Giappone ancora autentico dovrebbe visitare questa regione. Lo sviluppo turistico di massa c’è, ma è relativamente recente rispetto ad altre zone del Paese, e basta qualche accorgimento per godersi in tutta pace la natura di questi posti.

Basta poco per fare un salto indietro nel tempo fino al periodo dei samurai, il periodo Edo (1603-1868), epoca in cui queste valli erano remote e inaccessibili ai più.

Allora l’unico contatto con il resto del Giappone era garantito dal Nakasendo, una strategica via di comunicazione che collegava le città di Kyoto e la futura Tokyo, che all’epoca si chiamava Edo, per l’appunto.

Un viaggio di 3 giorni è sufficiente per farsi un’idea della zona, visitare i due villaggi più significativi, Magome e Tsumago, e percorrere il tratto di sentiero restaurato dell’antica via Nakasendo che li unisce (circa 8-9 km). In generale l’auto è preferibile se si vuole avere più autonomia negli spostamenti.

Noi abbiamo visitato la zona in autunno, a metà ottobre. Il periodo è particolarmente consigliato perché ci sono meno turisti, non c’è più il caldo umido dell’estate, anche se il sole scalda ancora durante il giorno. E cosa di gran lunga più spettacolare: le foglie cominciano a tingersi di mille tonalità di rosso.

MAGOME

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La via principale di Magome

Lasciando l’autostrada, Magome è il primo villaggio che si incontra, porta di accesso alla valle del fiume Kiso, a circa 3-4 ore di auto rispettivamente da Osaka o Tokyo.

Magome fu in passato una stazione di posta lungo la via Nakasendo, un luogo cioè dove i viandanti potevano sostare, trovare un pasto caldo e un letto per la notte, cambiare i cavalli e in generale scambiarsi informazioni su cosa avrebbero incontrato lungo la via.

Oggi è un piccolo borgo perfettamente restaurato, con le sue casette costruite attorno alla via principale. Botteghe di artigiani, una tradizionale sala da te, oltre ad un vecchio mulino e l’antica stazione di posta divenuta un piccolo museo, accolgono i turisti.

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Magome. Da sinistra in alto: una tradizionale sala da te, due gohei-mochi, l’ufficio postale, il panorama circostante

Uno snack tipico di queste zone di montagna è il gohei-mochi, una specie di spiedino di polpette di riso glutinoso (detto “mochi”) caramellate con zucchero e salsa di soia. A Magome troverete diversi chioschi che lo preparano più o meno fantasiosamente. Sappiate che creano dipendenza, uno tira l’altro, provare per credere!

Risalendo la via principale di Magome si arriva ad un punto panoramico, da cui si gode di un’ottima vista sulle boscose montagne circostanti. Con la luce morbida  di un pomeriggio di ottobre, i tetti ordinati delle casette e i riflessi delle foglie che iniziano a colorarsi, tutto appariva bello e in perfetta armonia con il paesaggio circostante.

TSUMAGO

Il silenzio a Tsumago nelle prime ore del mattino

Tsumago è la seconda stazione di posta dopo Magome, risalendo il corso del fiume Kiso. Meno “infiocchettata” e più autentica di Magome. Nel secondo dopoguerra il villaggio correva il rischio di essere abbandonato a causa di un forte esodo verso le grandi città. Fortunatamente i pochi abitanti rimasti, grazie anche al sostegno economico del governo, crearono un’associazione per salvare il villaggio dal declino e conservarne e valorizzarne il patrimonio storico ed architettonico.

Una buona parte di quelli che arrivano fin qui, percorre il tratto restaurato del sentiero che una volta era l’antica via Nakasendo. Il percorso, in parte ancora lastricato, è oggi una splendida passeggiata nei boschi. A piedi sono 8-9km (circa 3 ore).

C’è inoltre la possibilità di “spedire” i propri bagagli da un villaggio all’altro: una comoda e pratica idea per fare trekking in libertà. In alternativa, per i pigri o per chi ha poco tempo, c’è la strada normale: in auto o pullman si arriva con poco meno di 15 minuti.

Tsumago ha due vite: di giorno ha a che fare con un costante afflusso turistico, dal tardo pomeriggio invece, ripartiti gli ultimi pullman dei viaggi organizzati, scende il silenzio e il villaggio sprofonda in una magica malinconia fino alle prime ore del mattino successivo. Questa perlomeno è la sensazione che abbiamo avuto noi, arrivati al villaggio dopo le 6 di pomeriggio.

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Da sinistra in alto: kaki stesi al sole, una bottega artigiana e due viste notturne di Tsumago

Il nostro alloggio per la sera era un localissimo “Minshuku”, cioè una sistemazione senza pretese presso una famiglia. Paragonabile ad una sorta di affittacamere, di solito con mezza pensione. Questo alloggio era gestito in maniera tradizionale da una coppia anziana, e “anziana” era anche la struttura.

Entrare è stato come fare un salto indietro nel tempo! Tutto era fermo a inizio Novecento. Si accedeva all’interno della casa attraverso un’anticamera in terra battuta (“doma” in giapponese), in cui si camminava con le scarpe: cosa rara perché in Giappone la prima cosa che si fa all’ingresso di casa è togliersi le scarpe.

I due anziani ci hanno raccontato che negli ultimi anni i turisti sono aumentati, ed hanno ospitato tanti viaggiatori da tutto il mondo. Certamente loro non parlano l’inglese ma in qualche modo riescono a comunicare.

La cena era preparata con cura dalla nonnina e servita nella nostra camera dal marito, genuinamente orgoglioso di spiegarci la storia dei cibi locali e di farci assaggiare il vino locale. Il pasto era a base di verdure selvatiche di bosco, pesce d’acqua dolce, “okara” (di consistenza simile ad una ricotta, è la parte residua della produzione di tofu) e carne di manzo cruda di una razza locale pregiata, chiamata Hida-gyu.

In generale la base della cucina tradizionale di montagna in Giappone è piuttosto povera, contrariamente a quella europea in cui l’allevamento ha garantito la disponibilità di grassi animali (formaggi, burro, panna e ovviamente carne). Sicuramente i princìpi del Buddismo hanno influenzato la ricerca di cibo alternativo alla carne. Solo nell’ultimo secolo il consumo di carne è diventato rilevante.

Comunque la cena era semplice ma squisita. Una cosa che vivamente consigliamo dopo cena è di fare una passeggiata notturna a Tsumago: il silenzio è assoluto e, se il cielo è sereno, vedrete una vera notte stellata come non se ne vedono più nelle città!

cena a Minsyuku
La cena “casalinga” in un Minshuku tradizionale a Tsumago

Oltre a fare acquisti in qualche bottega (utensili lavorati in legno o il sake locale), entrare nell’antica stazione postale e passeggiare curiosando, da non perdere a Tsumago è la visita della casa-museo “Waki-honjin”, una sorta di alloggio esclusivo che in passato ospitava i “daimyo”, gli alti funzionari di governo in viaggio tra Edo (l’odierna Tokyo) e Kyoto.

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Waki-honjin: la stanza principale con l’irori e i raggi obliqui del sole che filtrano dalla finestra

Al mattino la luce del sole, filtrando tra le travi di legno della finestra, forma tantissimi fasci di luce che illuminano la stanza principale. Questo spettacolo però è godibile solamente 6 mesi all’anno, tra metà settembre e metà marzo, quando i raggi del sole sono più bassi. Essendo la stanza orientata verso sud, intorno a mezzogiorno i raggi sono più dritti, mentre invece in mattinata o nel presto pomeriggio rimangono obliqui.

Al centro della stanza c’è un focolare quadrato chiamato“irori”, tipico di questa regione di montagna. In passato questo focolare rappresentava il cuore della casa, serviva per scaldarsi in inverno ma anche per cucinare: dal soffitto pendeva infatti un cavo a cui veniva agganciata la pentola, che restava quindi sospesa sul fuoco a cuocere.

NEZAME-NO-TOKO

Risalendo la valle del Kiso, a circa 30 minuti di auto da Tsumago, vale la pena fare una sosta alle gole di Nezame-no-Toko. Letteralmente significa “letto del risveglio”, ed è in effetti un tratto in cui le rocce sembrano sollevarsi dal letto del fiume. In autunno i colori della natura rendono ancora più appagante una passeggiata da queste parti.


Avendo qualche giorno in più a disposizione, è possibile vivere meglio questa regione, addentrandosi tra i boschi delle valli laterali che si immettono in quella del Kiso, e visitando altri piccoli villaggi, come Narai, che raccontano la storia e le fatiche di queste zone, ai margini per secoli, ma che oggi trovano riscatto grazie al turismo.

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