Una delle regioni più interessanti e suggestive del Giappone centrale è quella di Hida-Takayama, nella prefettura di Gifu. Chi viene da queste parti è di solito alla ricerca di paesaggi montani, cittadine storiche e rinomatissime terme. Prevalentemente montuosa, questa regione degrada dalle Alpi giapponesi della grande isola di Honshu fino al mare interno, che divide il Giappone dalla Cina e dalla Korea.
Noi abbiamo viaggiato qui in autunno, stagione meravigliosa per i colori accesi delle foglie, dal giallo tenue al rosso intenso, oltre che per il clima, particolarmente asciutto e sereno e non ancora freddo. E poi, cosa non trascurabile, in Giappone si dice che l’autunno sia la stagione del cibo…
L’inverno è bello, soprattutto se terminate una giornata sugli scii con un rigenerante bagno termale, ma nevica tanto, e alcune valli remote diventano più difficili da raggiungere. La fresca estate è praticamente il rifugio ideale dal caldo umido delle città. La primavera invece, con lo scioglimento delle nevi e la fioritura ritardata, non è granché.
E’ possibile farsi un’idea della regione con un viaggio di 3-4 giorni, meglio in auto per avere più autonomia negli spostamenti, anche se con treno e autobus di linea si possono raggiungere senza problemi le principali attrazioni turistiche.
Onsen e Ryokan sono due parole molto care ai giapponesi. La prima significa “sorgente termale”, di cui il Paese è letteralmente pieno, la seconda invece è una sorta di albergo tradizionale alla giapponese.
Il Ryokan non è di solito una sistemazione economica ed è perlopiù orientato ad una clientela giapponese. Il livello di servizio offerto è spesso alto, e la formula più comune è la mezza pensione. Chi sceglie un ryokan lo fa essenzialmente per due motivi: farsi coccolare dalle attenzioni e dall‘atmosfera rilassata che si respira in questi posti, e godere di un rigenerante bagno termale.
Quasi tutti i ryokan infatti sorgono in aree dove sono presenti sorgenti termali. Il bagno, ancora di più se siamo alle terme, è davvero un momento importante della giornata per un giapponese, perché ne sancisce la fine: ci si “lava” via la stanchezza ed i pensieri della giornata e, se le vasche sono all’aperto, ci si può rilassare in un ambiente naturale meraviglioso.
Non nascondo che l’obiettivo principale di questa vacanza era venire fin quassù per godere delle terme naturali tra le più belle di questa regione di montagna, della deliziosa cucina e delle mille coccole di questo alloggio così esclusivo. Attorno a questo punto fermo abbiamo costruito il resto dell’itinerario. 🙂
Il nostro ryokan si chiamava “Cyouza” e si trova tuttora nella zona di Fukuji Onsen a Okuhida, un borgo di ryokan e qualche abitazione privata a circa 900 mt d’altezza tra i monti della prefettura di Gifu.
Tutto era curatissimo nei minimi dettagli, secondo una logica molto giapponese per cui ci si prende cura del cliente dal primo istante in cui varca la soglia d’ingresso fino alla sua partenza.
La struttura del ryokan era in legno scuro massiccio, e nella hall ardeva un meraviglioso focolare quadrato proprio al centro della stanza: questo focolare, detto “irori”, è tipico di queste zone di montagna. Appesa ad un gancio c’era una grossa teiera con la cui acqua bollente ci si poteva preparare un te, accompagnandolo con qualche biscotto giapponese. Ho ancora ben in mente il dolce crepitare del fuoco.
Noi siamo arrivati al ryokan intorno alle quattro di pomeriggio. Il timing era perfetto perché, poggiate le borse in camera, abbiamo avuto tutto il tempo di goderci i bagni in serenità e andare a cena rilassati e rigenerati.
Questo ryokan aveva delle vasche sia interne sia all’aperto, nell’ambito della struttura principale. Chicca piuttosto rara, c’era la possibilità di uscire dalla struttura principale e, percorrendo un sentiero che si addentrava nel bosco per un paio di minuti, raggiungere una piccola struttura in legno che dava accesso a delle vasche termali, pochi metri più sotto delle quali scorreva un ruscello.
Che meraviglia! Le piccole vasche di roccia naturale, l’acqua calda di sorgente, il gorgogliare del ruscello, i colori caldi delle foglie d’autunno: era tutto così suggestivo e perfettamente immerso nella quiete del bosco. Ahhh quanto mi sentivo bene!!
Dopo le terme, si cena. Di solito il menù del ryokan è fisso ed è molto legato alla stagionalità degli ingredienti. Abbiamo provato quindi la cucina tipica della zona. La cena veniva servita in una stanzina privata tutta per noi, con un focolare al centro, in cui venivano cucinati alcuni cibi sul momento.
La cena era ricca e particolarmente curata. Abbiamo cominciato con tanti piccoli antipasti a base di pesci di fiume, piante selvatiche di montagna, castagne e altro. Poi, direttamente sul piccolo focolare, grigliata di gohei-mochi (polpette di riso caramellate tipiche della zona), pesce e manzo di razza Hida, molto conosciuta e apprezzata in Giappone.
Tutto era delizioso! Ora però ci voleva un buon sake. Nella carta dei sake, come immaginavamo, ce ne erano diversi di produzione locale. Abbiamo scelto un tipo di sake chiamato “doburoku”, di colore bianco un po’ torbido e leggermente dolce. Ci è piaciuto così tanto che il giorno dopo al negozio (spesso i ryokan più grandi hanno un’angolo in cui si possono comprare specialità locali e piccoli souvenirs) ne abbiamo preso una bottiglia da portare in Italia.
Ed infine la nostra stanza, arredata in stile tradizionale giapponese, naturalmente. E’ normale nei ryokan che il futon venga preparato mentre gli ospiti sono a cena. Al nostro ingresso ci attendeva un morbido e caldo futon preparato al centro della camera da letto.
Avevamo anche una seconda stanza, con un irori al centro, in cui abbiamo acceso il fuoco e preparato un te prima di andare a dormire.
La mattina seguente ci siamo svegliati presto per goderci di nuovo un bagno alle terme: anche questa è una pratica abbastanza comune tra i giapponesi. Non è raro in questi posti vedere gente al mattino, anche molto presto, che gironzola con addosso “yukata”, una sorta di vestaglia, e “gheta”, gli zoccoli tradizionali, messi a disposizione dal ryokan.
La location migliore era di gran lunga quella più raccolta ed intima nel bosco. Il cinguettio degli uccelli, il gorgogliare del ruscello ed il contrasto tra l’aria frizzante di una mattina d’autunno ed il caldo avvolgente dell’acqua di sorgente regalavano un senso di pace e di totale armonia con la natura, così amato dai giapponesi.
Dopo il bagno rigenerante ci aspettava una ricca colazione, nella stessa intimità dello stanzino della sera prima. Sull’irori cuoceva una zuppa di miso con alcune radici spontanee di bosco e verdure, in altre ciotoline avevamo un tipo particolare di tofu, e poi uovo in brodo e altro ancora.
Tutti i piatti erano squisiti ma quello che proprio ci ha sorpresi era “hoba miso”. Hoba è una grande foglia essiccata di magnolia: si mettono miso e piante selvatiche o funghi su di essa e si cuoce il tutto sul fuoco. Con il calore, la foglia rilascia un particolare aroma che dà sapore alle verdure.
L’atmosfera di questo ryokan era così particolare, immerso nei boschi di montagna, che era facile perdere la cognizione del tempo: eravamo arrivati il giorno prima ma l’esperienza era stata totale: eravamo davvero rigenerati.
TAKAYAMA
Lasciato il ryokan Cyouza, ci siamo diretti verso Takayama, centro principale delle regione, a circa 50 minuti di auto da Fukuji Onsen. Quando siamo arrivati, lungo il fiume che attraversa la città si teneva ancora il famoso mercato mattutino di Miyagawa, che risale a più di 130 anni fa.
In Giappone purtroppo sopravvivono poche realtà del genere, molto meno che in Italia. Per fortuna questo mercato è ancora florido, e attira anche un discreto flusso di turisti, oltre che di locali in cerca di piccoli affari e semplici curiosi.
Oltre che gironzolare tra le bancarelle del mercato, a Takayama vale la pena passeggiare tra le stradine dell’affascinante centro storico, in ottimo stato di conservazione, dove si può ancora respirare l’atmosfera del periodo Edo (1603-1868), in cui la cittadina era particolarmente fiorente.
Essendo una destinazione piuttosto turistica, troverete parecchi negozi di souvenir generici (lasciate stare!), ma per fortuna anche qualche bottega artigiana autentica in cui acquistare un vero ricordo di Takayama: sappiate che in questa zona la lavorazione del legno ha una lunga tradizione. Noi abbiamo preso dei bei utensili in legno per la cucina.
Ciò però per cui Takayama è veramente conosciuta è il palazzo Jin-ya, sede degli antichi uffici amministrativi del governo Edo, l’unica in tutto il Paese ad essersi preservata perfettamente integra fino ai giorni nostri.
Camminando tra le stanze del palazzo ed i suoi giardini ci si può fare un’idea di come fosse agiata la vita degli alti funzionari. La parte più sorprendente in assoluto è stata la visita dei magazzini (in totale ce ne sono 12) adibiti alla raccolta delle “tasse”: dovete sapere che in Giappone fino al periodo Edo le tasse si pagavano con il riso. Infatti possedere tanto riso era sinonimo di potere!
Un’ultima cosa su Takayama: due volte l’anno, ad aprile e ottobre, per le strade della città si tiene una grande processione di carri tradizionali riccamente addobbati. In entrambi i casi l’origine delle processioni era legato al lavoro dei campi: ad aprile ci si augurava una buona annata, ed a ottobre si ringraziava per il buon raccolto. Peccato che quell’anno la parata ci fosse stata giusto il weekend prima del nostro viaggio!
SHIRAKAWA-GO
Il giorno dopo abbiamo lasciato Takayama e raggiunto il villaggio di Shirakawa in poco più di un’ora di auto. Bellissimo e molto particolare, sembrava di essere catapultati in uno dei tipici villaggi delle favole giapponesi che mi leggeva mia madre quando ero bambina. 🙂
Il sito, assieme a quello del villaggio minore di Gokayama, è tutelato dall’UNESCO dal 1995. Le sue case sono famose per il particolare stile architettonico detto “Gassyo zukuri”. La parola “Gassyo” evoca la forma di due mani unite in preghiera, e questa forma, che si ritrova nei tetti, è particolarmente adatta a resistere alle abbondanti nevicate della zona.
L’intera struttura portante delle case è costituita da grosse travi di legno locale. La particolarità sta nel fatto che le travi sono perfettamente incastrate tra di loro senza l’uso alcuno di chiodi, colla e altro: solo legno e corda. Una corda sapientemente legata attorno alle travi garantisce la tenuta di un’intera casa.
I tetti di queste case sono di paglia e ogni 30-40 anni è necessaria la completa sostituzione: in tale occasione accorrono decine di persone dal resto del villaggio e, tutti assieme, gratuitamente, si lavora per questo grande evento: questo spirito di collaborazione è tipico di questa zona ed è detto “yui”, che significa “legame”.
Era molto bello passeggiare tra case tradizionali, piccoli canali e qualche campo di riso. Abbiamo visitato la casa-museo “Wada-ke”, una delle più interessanti di Shirakawa. E’ possibile farsi un’idea della vita semplice e scandita dal ritmo delle stagioni, oggi come due secoli fa.
Gli attrezzi esposti raccontano la vita contadina, legata alla coltivazione del riso. Il grande irori al centro della stanza evoca le lunghe serate invernali passate assieme al caldo, quando fuori la neve accumulata poteva raggiungere anche due metri di altezza. E il calore del focolare che saliva in alto si accumulava nel sottotetto, che diventava l’ambiente perfetto per essiccare il cotone.
La cosa sorprendente è che questa casa-museo, di proprietà privata, è ancora abitata da una famiglia. Certamente la vita privata si tiene in altre stanze, non visitabili.
Poi abbiamo camminato circa 15 minuti fino ad un punto panoramico in cima a una collina, da cui si poteva vedere tutto il villaggio. Storicamente tutte le case venivano costruite nella stessa direzione, questo per minimizzare l’esposizione ai forti venti e tenere le case al caldo durante l’inverno.
Il villaggio è ovviamente meta giornaliera di viaggi organizzati. Fortunatamente in autunno l’afflusso turistico diminuisce: il risultato era un’atmosfera pacata e un po’ nostalgica tipica dell’autunno, particolarmente piacevole.
OLTRE HIDA-TAKAYAMA
Il nostro viaggio ha toccato tre dei simboli più caratteristici di questa regione: le terme esclusive, la vivace cittadina di Takayama e la magia delle case di Shirakawa-go. Avendo qualche giorno in più a disposizione è possibile godersi la zona con più calma e magari spostarsi nelle regioni vicine.
Qui di seguito alcune idee che secondo noi vale la pena tenere a mente se si vuole conoscere un po’ meglio la regione delle Alpi giapponesi centrali:
- Shirahone onsen: dopo Fukuji, le più belle sorgenti termali nel versante opposto delle montagne, a est, nella prefettura di Nagano. I ryokan di questa zona sono famosi per l’acqua “bianca” delle loro sorgenti.
- Kamikochi: sempre nel versante opposto, è praticamente la porta di accesso ai più bei sentieri di trekking. Sappiate però che decine di migliaia di giapponesi si riversano qui in estate.
- Shin-hodaka: a 10 minuti di auto da Fukuji si prende la funivia e si sale fino a 2.156 mt d’altezza sul monte Hodaka per una vista spettacolare a 360 gradi di tutte le montagne circostanti, incluso un vulcano.
- Kanazawa: volendo con poco più di un’ora di auto si può scendere verso il mare e visitare questa città famosa soprattutto per i suoi giardini, tra i più conosciuti di tutto il Paese, ma anche per l’ottimo pesce fresco.