Kansai è il nome di una regione del Giappone centro-meridionale che ingloba più prefetture. Questa regione è ricca di storia, cultura e tradizioni, e rappresenta un must per chi visita il Giappone per la prima volta.
In questo post vorrei raccontare un po’ di tre importanti città della regione: Osaka, Kobe e Nara. Lascio fuori Kyoto che, pur essendo nella stessa regione, merita un discorso a parte.
Osaka, Kobe e Nara sono molto diverse tra loro. Le prime due sono città di affari e commercio, la terza invece è ricca di storia ed arte. Al tempo stesso però sono simili in una cosa: l’accoglienza.
Si dice che la regione del Kansai sia tra le più “calorose” e ospitali verso i visitatori. E’ vero. E si dice anche che gli abitanti del Kansai, con il loro dialetto, siano dei bei chiacchieroni. Anche questo è vero!
Facendo base in Osaka, le altre due città possono essere visitate, volendo, con una breve gita di un giorno. Noi le abbiamo visitate in periodi diversi dell’anno.
Tenete a mente che la primavera e l’autunno sono le stagioni migliori in assoluto per una visita; l’inverno è ok, non è mai troppo freddo, mentre l’estate è davvero calda e umida, quindi evitatela se potete.
Osaka
Inizio col dire cosa Osaka non è: non è una città d’arte e non vanta una storia millenaria, né ha origini nobili come Kyoto.
Osaka è invece una città di porto con una forte attività commerciale, oltre che sede di numerose società, con i loro bei palazzi del distretto di Nakanoshima e nella zona della stazione di Umeda (parte nord della città, detta Kita). E soprattutto è una città piena di vita.
Se volete immergervi nella vitalità di Osaka, fate un giro nella zona di Minami (letteralmente “sud” della città). Questo è uno dei simboli della città e ne è il cuore pulsante. I punti di riferimento sono la strada di Shinsaibashi, il canale di Doton-bori e l’area di Namba che, con i loro dedali di vie coperte a mo’ di galleria, palazzi tappezzati da insegne luminose, negozi di ogni sorta di merce, ottimi ristoranti e locali per la serata, ed un via vai di gente continuo e piuttosto rumoroso, vi catapulteranno nel caos più totale!
Oltre allo shopping, Osaka vanta una forte identità culinaria. Un must da provare è l’okonomiyaki (letteralmente “quello-che-vuoi alla griglia“). La base è una pastella di farina e uova che si mescola a proprio piacimento con verdure, carne o pesce, e si ottiene una specie di grossa frittata che viene condita con varie salse e spezie.
Il mio consiglio da giapponese è di accompagnarla con una birra bionda ghiacciata extra-dry! Come la pizza italiana, si possono trovare in giro tante versioni di okonomiyaki, incluse quelle casalinghe, che variano da famiglia a famiglia.
Altro cibo locale, il tako-yaki è invece il tipico street-food di Osaka. Troverete spesso dei chioschi lungo le strade o delle bancarelle attorno ai templi più frequentati che preparano il tako-yaki: si tratta di una pallina grigliata di pastella di farina e uova con dentro un pezzo di polpo (“tako” significa polpo), condito con salse varie. Credetemi, uno tira l’altro!
Ne esiste anche una versione in brodo, tipica della zona di Akashi (una città vicino Kobe), che si chiama “Akashi-yaki“. Attenzione però, perché se andrete ad Akashi vi accorgerete che qui lo chiamano semplicemente “tamago-yaki” (uovo grigliato)!
Kobe
Kobe è una città moderna, ricostruita dopo il terremoto del 1995. E’ una città di porto, ed è una delle città giapponesi storicamente più aperte agli scambi commerciali con gli stranieri.
Questo ha portato con sé una certa apertura mentale dei suoi abitanti, un certo stile all’occidentale di alcune vie dello shopping, ma anche una forte immigrazione di cinesi nell’ultimo secolo.
Infatti una delle attrazioni principali della città di Kobe è Chinatown, il distretto cinese. E’ davvero piacevole camminare qui: ristoranti e negozi sono gestiti da cinesi da più generazioni e si respira davvero un’aria particolare: un angolo di Cina in Giappone.
E non c’è niente di meglio in un pomeriggio d’inverno che scaldarsi con una ciotola di ramen fumante (spaghetti in brodo con verdure o carne, di origine cinese), presa da un chiosco per strada.
Se davanti c’è il mare, alle spalle di Kobe c’è il monte Rokko. Si sale su con una funivia e, se il tempo è bello, la vista panoramica è davvero particolare: vedrete la baia di Osaka, ma soprattutto avrete un’idea di quanto forte è stata l’urbanizzazione di questa area. Edifici e strade a perdita d’occhio, coste dai bordi “artificiali” e anche isole artificiali (l’aeroporto internazionale del Kansai è una di queste).
Un consiglio se avete un po’ di tempo: sul versante opposto del monte Rokko sorge la storica cittadina termale di Arima, fiorente già prima del periodo Edo. Se amate le terme, andateci! Ci sono diverse sorgenti termali, alcune sono molto particolari e benefiche (troverete dell’acqua marrone ferrugginosa). Sono quasi tutte di proprietà di grandi alberghi, ma non bisogna esserne clienti per accedervi. Ne vale la pena.
Nara
A differenza delle prime due città, Nara è ricca di storia e importanti monumenti religiosi legati al Buddismo. Nara è stata capitale del Giappone nell’ottavo secolo dopo Cristo ed è attualmente tutelata dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. E’ relativamente piccola e volendo può bastare una gita in giornata da Osaka per visitare le attrazioni più famose.
Uno dei simboli più conosciuti di Nara è il suo complesso di sei templi buddisti, il più importante dei quali si chiama Todai-ji, che è la struttura in legno esistente attualmente più grande al mondo. Ma il motivo per cui questo è così famoso è che al suo interno si trova una enorme statua in oro e bronzo di Buddha, detta Daibutsu (letteralmente “grande Buddha”).
Accanto al Buddha c’è una colonna di legno con un foro di 30 x 37 cm, chè è la stessa grandezza della narice del Buddha. Secondo una leggenda chi riesce a passare attraverso il foro godrà di buona salute. Prima di cimentarvi, tenete a mente che ogni tanto qualcuno si incastra, e capita soprattutto con i turisti stranieri!
Un’altra cosa tipica di Nara è la presenza di cervi nei parchi cittadini, liberi di spostarsi tra la gente. Secondo la tradizione essi erano messaggeri divini e godevano di grande reputazione. E’ davvero facile avvicinarli e scattare qualche foto, soprattutto se si da loro un po’ di cibo. Ma attenzione però, perché se l’animale ha fame, continuerà a girarvi intorno e non vi darà tregua finché non sarà sazio.
Per fare un buon sake ci vuole una buona acqua di sorgente, e a Nara ce n’è in abbondanza. Noi avevamo la fortuna di avere come guida un amico di Nara, che ci ha portati da uno dei produttori di sake più famosi della città, Harushika, che si trova a 15 minuti a piedi dalla zona dei templi.
La cosa più interessante, oltre che comprare un paio di bottiglie come souvenir, è partecipare alla degustazione ed imparare qualcosa di nuovo sulla produzione e sulle qualità del sake. Davvero interessante!